Questo libro ha rischiato di finire tra le fila degli “abbandonati” e a salvarlo è stata una bellissima scoperta su YouTube di uno spettacolo teatrale il cui lungo monologo è tratto proprio dalle pagine del libro. Io purtroppo mi sono persa tra gli sbadigli che di riga in riga rischiavano di slogarmi la mandibola. Invece la prosa del libro ha preso vita attraverso la voce di Giorgio Albertazzi. Ecco allora che per suo tramite gli sbadigli si sono trasformati in O di stupore e ho colto tra le sue parole molto più di quanto avessi colto tra le righe. Emerge la figura di Adriano, prossimo alla morte, seppur ancora padrone delle proprie facoltà e consapevole di aver compiuto il proprio destino. Adriano è ancora forte, di quella forza imperturbabile che ci si aspetta da un imperatore, eppure flessibile alla dolcezza dei ricordi. Di quel ricordo in particolare, dell’amore per il giovane Antinoo, che non invecchierà con lui.

 

Il romanzo è una lunga lettera che Adriano scrive a Marco Aurelio, a sua volta destinato all’impero, per istruirlo attraverso la narrazione del proprio esempio, che a tratti diventa intima confidenza, a tratti si fa resoconto esatto di politica, economia, arte della guerra.

La mia passione per la filologia mi ha fatto amare di più i Taccuini che seguono il libro vero e proprio, e che raccontano la genesi tormentata della storia di Adriano nella mente e nel cuore di Yourcenar. L’idea del libro nasce presto in lei (quando ha circa 25 anni), ma l’accantona dopo poco e lascia passare quasi un ventennio prima di rimetterci fatalmente le mani e scrivere tutto.

Comunque ero troppo giovane. Ci sono libri che non si dovrebbero osare se non dopo i quarant’anni.

Forse anche io sono troppo giovane per questo libro. Non anagraficamente magari, ma mi manca qualcosa per comprenderne la grandezza e allora mi fermo alle soglie di una prima lettura abbozzata. Mi fermo davanti alla rappresentazione scenica che arriva dritta dove deve. Mi fermo ai Taccuini che raccontano la storia di come è nata una storia. Forse i quarant’anni di metà secolo scorso sono i sessanta/settanta di oggi. Allora forse il mio è solo un arrivederci ad Adriano e Marguerite.

Animula vagula blandula
Hospes comesque corporis,
Quae nunc abibis in loca
Pallidula, rigida, nudula,
Nec, ut soles, dabis iocos…

P. Aelius Hadrianus, IMP.

Piccola anima smarrita e soave,
compagna e ospite del corpo,
ora t’appresti a scendere in luoghi
incolori, ardui e spogli,
ove non avrai più gli svaghi consueti… 

Sessualità

Se studiando gli antichi greci e romani a scuola si parlasse apertamente anche delle loro inclinazioni sessuali, forse oggi le scelte relazionali delle persone non sarebbero oggetto di giudizio e pregiudizio. Sapere che l’imperatore Adriano era bisessuale e che ha amato perdutamente un giovane greco di nome Antinoo, di cui ha fatto creare innumerevoli statue e mezzi busti per immortalarne la delicata bellezza, forse aiuterebbe a capire che la virilità non è nel testosterone, nella forza, nella capacità di prevaricazione. Certo erano decisamente altri tempi, in cui persino pratiche oggi ritenute a ragione abominevoli venivano attuate apertamente, come la pedofilia. Lo stesso Antinoo entra nelle grazie dell’imperatore quando è ancora un ragazzino. Ma conoscere il lato “oscuro” o il cuore di queste figure storiche tanto celebrate, aiuterebbe forse a cogliere le contraddizioni che fanno parte della natura umana da sempre e per sempre. Ci sono alcune cose che possono essere definite giuste e sbagliate, come uccidere, torturare, violentare, rubare. Ma la maggior parte di tutte le altre dipende dai casi, dalla vita delle persone, dalle contingenze e non è possibile giudicare pensando di avere in pugno la verità, solo perché noi crediamo che avremmo fatto scelte diverse. Solo perché crediamo con una certa presunzione che avremmo agito meglio.

Tanto per fare qualche nome, pare che anche Giulio Cesare abbia avuto nell’arco della vita alcuni amori omosessuali, e lo stesso può dirsi per Alessandro Magno, Nerone ed Eliogabalo.

***

I edizione francese: 1951, Mémoires d’Hadrien suivi de Carnets de notes de Mémoires d’Hadrien

I edizione italiana: 1963, traduzione di Lidia Storoni Mazzolani

Foto di apertura: http://www.lastambergadeilettori.com/2014/01/angolotesti-animula-vagula-blandula.html